I pagamenti elettronici sono diventati parte integrante della nostra vita tant’è che sempre più cittadini europei confermano questa tendenza (o preferenza).
Dopo infinite consultazioni, l’Unione Europea ha preso seriamente in considerazione la possibilità di adottare una moneta digitale, valida in zona Europa.
È doverosa però una precisazione: sono già una quarantina le banche nel mondo che stanno sperimentando, o perlomeno si stanno attivando per aprire le porte alle valute digitali. Possiamo dire che, a questo proposito, la Cina ha già raggiunto un livello avanzato di expertise al punto che il renminbi digitale è già in fase di test in alcune città.
Ma torniamo all’euro digitale: per comprenderne meglio funzionamento e caratteristiche, possiamo concettualmente accostarlo alla categoria delle criptovalute. Tra l’altro, questa similitudine, è stata ampiamente dibattuta anche durante il G7 della scorsa settimana. Ora capiremo i motivi.
Le criptovalute vengono create su internet ed emesse da privati, mentre l’euro digitale verrebbe emesso dalla BCE, possedendo già in partenza un corso legale garantito dalla Banca Centrale Europea.
Per effettuare transazioni le criptovalute necessitano dell’intermediazione di una banca, mentre per l’utilizzo dell’euro digitale (che non sostituirà la moneta fisica, ma potrà affiancarla) non sarà necessario possedere un conto corrente in quanto è da intendersi come un vero e proprio contante digitale: basterà avere un wallet elettronico. L’euro digitale ha tutte le caratteristiche per entrare a far parte del nostro quotidiano proprio per la semplicità e immediatezza con cui sarà possibile effettuare qualsiasi pagamento in modo semplice e, soprattutto, sicuro.
Questa nuova realtà sarà tangibile fra 5 anni al massimo, così promette Christine Lagarde, presidentessa della BCE. Prima occorre procedere con altre riunioni di tavolo per definire la gestione della privacy che pare essere un punto ancora poco definito: l’euro digitale sarà parallelo al contante fisico che, per natura, è anonimo. Tracciare i pagamenti con l’euro digitale aiuta il contrasto del riciclaggio, ma potrebbe porre dei limiti alla privacy dei cittadini.